93° Rallye Monte-Carlo Sébastien Ogier conquista la stella della decima vittoria al Monte
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Sébastien Ogier conquista la sua decima vittoria al Monte-Carlo, in un edizione che, pur essendo senza neve, ha proposto tutte le difficoltà classiche della gara monegasca, tradizionale apertura del mondiale rally. Ogier ha vinto non solo perché è stato il più veloce, ma perché ha dimostrato una costanza di risultati invidiabile e ha commesso un solo errore, mentre tutti gli altri hanno pagato caro le loro situazioni complesse. Testo di Tommaso M. Valinotti, Foto Magnano / Sport News Immagini (in apertura la Toyota Yaris di Sébastien Ogier, vincitore del Rallye Monte-Carlo 2025) MONTE CARLO (Principato di Monaco), 26 gennaio – Inutile discutere. Il più forte pilota rally dei nostri giorni è lui: Sébastien Ogier. Se lo sia anche di tutti i tempi è un inutile quanto sterile speculazione che non dovrebbe funzionare nemmeno nei bar. Ma oggi il più forte è lui. Che poi il Rallye di Monte Carlo si svolga sulle strade che lui ha percorso fin da bambino è vero (è nato a Gap il 17 dicembre 1983) ma questo non basta a farne un vincente. Ogier, navigato da Vincent Landais (avrà meriti pure lui) ha imposto la sua legge in sei delle 17 prove speciali regolarmente disputate, facendo meglio di Ott Tänak (4), Adrien Fourmaux, Elfyn Evans (2), Kalle Rovanperä, Grégoire Munster, Takamoto Katsuta che si sono fermati a quota 1. Ogier ha subito dimostrato di saper andare forte vincendo le prime due prove speciali di giovedì notte, per poi perdere il comando della graduatoria sulla terza, la Avençon, quando ha rischiato grosso sullo sporco, riuscendo a salvarsi prontamente in testacoda. Sceso in terza piazza il francese ha saputo gestire la situazione nelle condizioni difficili; settimo tempo nella prima prova di venerdì quando ha avvertito tifosi e pubblico che “non dovevano stupirsi del suo tempo alto perché questo è il Monte-Carlo”, per poi essere sempre a ridosso dei migliori in speciale, nonostante una toccata ad un paletto due prove dopo. Poi, rullo percussore, nelle prove successive fino a tornare al comando a metà della seconda tappa e non lasciarlo più fino al podio di Monte-Carlo, segnando il miglior tempo anche nella prova totem del Turini, ultimo ostacolo verso il trionfo. Ogier fa anche sfoggio di umiltà asserendo che “ ho avuto la mia stella fortunata in questo fine settimana. Forse a proteggermi è stata la stella di mio zio, che ci ha lasciato un anno fa (lo zio, suo primo tifoso è morto proprio durante l’ultima notte del Monte-Carlo 2024 e Sébastien perse quel Monte proprio nelle fasi finali dopo aver ricevuto la notizia del lutto). Questa è stata la mia stella”. **** Con un Ogier così determinato agli altri concorrenti è rimasto poco spazio e per emergere hanno dovuto approfittare delle disavventure temporanee del francese. Alle spalle di Ogier si è classificata la Toyota di Elfyn Evans-Scott Martin, protagonista di una lunga battaglia con la prima classificata delle Hyundai nelle mani di Adrien Fourmaux-Alexandre Coria, battaglia che ha infiammato soprattutto le fasi centrali della gara, con i due equipaggi non di punta dei rispettivi team che hanno saputo conquistarsi i gradi di piloti top sul campo. Evans ha ereditato da Ogier (in realtà da Neuville) la leadership sulla prima prova della giornata di venerdì, una giornata che ha messo in difficoltà la maggior parte degli equipaggi e che ha registrato la peggior prestazione del gallese (nono assoluto), che poi ha saputo rimanere sempre sulla cresta dell’onda, vincere una prova (la Saint Maurice) e rintuzzare gli attacchi di Fourmaux, rimanendo sul podio virtuale per tutta la gara. Il francese di Hyundai doveva essere la terza forza della Casa coreana dietro Neuville e Tänak, ma con una grinta e una “pulizia” scevra di errori ha vinto la speciale di La Brèole, rimanendo costantemente fra i primi quattro dell’assoluta. E con un passaggio da maestro nella speciale di Digne Les Baines (vinta) di domenica ha riconquistato un terzo gradino del podio più che meritato. **** Gloria sì, ma meno di quanto speravano. È la situazione di tutti gli altri. A cominciare da Kalle Rovanperä, rientrato in pianta stabile nel mondiale rally, in difficoltà con auto, strada e penumatici nella prima corta giornata di giovedì notte, una zampata venerdì e poi senza squilli negli altri momenti, riuscendo a conquistare la quarta piazza proprio nell’ultima prova di Peira Cava ai danni di Ott Tänak. Probabilmente dalle prossime gare, quando riconquisterà i gradi di capitano Toyota (Ogier sarà a mezzo servizio nel mondiale, altrimenti il favorito per il titolo sarebbe lui) cambierà ritmo e tornerà a essere il Kalle del 2022 e 2023. Ott Tänak è quinto, dopo aver dato un gran bombardone sulla sesta prova, la terza di venerdì, la Bréole-Selonnet, nella quale ha distrutto tutto il posteriore della sua Hyundai i20. Bravi, addirittura miracolosi, i meccanici della Casa coreana che hanno saputo ricostruire la vettura permettendogli di chiudere la giornata in quinta piazza. Sabato sembrava essere la giornata dell’estone, che ha vinto quattro delle sei prove speciali, superando Rovanperä e arrivando a insidiare il podio di Fourmaux. Nella prima prova di stamattina era riuscito a superare il francese, ma nella successiva veniva superato da Fourmaux, con Rovanperä che lo scavalcava nel successivo Turini. Alla fine commenta che la sua prestazione è stata caratterizzata da “alti e bassi per tutta la gara, ho avuto difficoltà di scelta degli pneumatici e di essere in buona posizione per il prossimo rally di Svezia”. Chiude la sestina Thierry Neuville e questa è quasi una posizione insperata, visto che alla partenza della tappa di oggi era ottavo. Dopo una buona partenza giovedì sera, il belga è stato vittima di ogni sorta di problemi, fra diritti, spegnimento di vettura che ha richiesto di essere resettata in prova speciale e prestazioni non convincenti che lo hanno portato a ottenere questa posizione solo grazie al ritiro di due dei concorrenti che lo precedevano e commentare: “se sceglievo le stesse mescole dei miei avversari ero inesorabilmente più lento. Questo non è stato un